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Altro lavoro significativo della costumista Carmela Cappello, che "disegna" i profili dei personaggi su tratti storicizzati, forse nell'intento di attribuir loro comunque delle radici sociali, ma superandoli poi in una chiave accentuata nei cromatismi. Carmela Cappello lavora su due soluzioni estetiche: facendo aderire perfettamente i colori scenografici con i colori costumistici o differenziando nettamente gli uni dagli altri. Secondo le scene opta per una soluzione o per l'altra. L'insieme dei costumi dà l'immagine di una etnia ricca di colori e di modulazioni, di uno sfavillio cromatico, qua e là, che evoca il mondo trasognato quasi dell'opera dei pupi. Non c'è sontuosità nei costumi della Ballata rispetto ai costumi dei pupi ma c'è la stessa luminosità e la stessa brillantezza di un mondo che da reale diventa inventato, come quello dei pupi. La tendenza estetica della rappresentazione porta a un fumettismo non favolistico ma "etnico". Dove si offre l'idea di una umanità che nella Ballata si mostra, che vuole apparire, come si mostra e vuole apparire il cast di interpreti nell'atto in cui accetta la recita. Si è nella piena attuazione di quegli impeti narcisistici, posti fra le motivanti tematiche dell'intero allestimento, ma anche fra le ragioni che hanno indotto un gruppo di artisti a provarsi come "interpreti" di una cultura che non esiste più, di un "precettismo" svanito per sempre.
le due foto riflettono la tendenza al fumettismo (la prima in alto) del progetto costumistico; (sotto) la scena generale nella quale emergono le due soluzioni estetiche, del monocromatismo o del contrasto.
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