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note di regia di Gianni Battaglia
Non è ricorrente "imbattersi" in una opera poetica recitata
da una compagnia di pupi. Sappiamo che i pupari attingevano a scritti prevalentemente "in
prosa" più che "in poesia"; che trovavano le proprie
fonti inevitabilmente in Giusto Lodico e nella sua Storia
dei paladini di Francia.
Aggiungo che non è ricorrente ritrovare una poesia così articolata
nella morfologia, con un accurato dispositivo di rime, assonanze e locuzioni
d'uso quotidiano, e così composito nella prosodia, cioè nei
ritmi, nelle accentuazioni fonetiche ... per e su un tema di un'opera dei
pupi vieppiù! Questo testo è scritto da Frasca con mano esperta,
in un apparente disimpegno tematico, tutto pervaso da un tono evasivo e gaudente.
E' un esempio perfetto di poesia comica, nella buona tradizione iblea e siciliana;
più "accorta" della pur divertentissima scrittura poetica
e dialettale, per esempio, di Giuseppe Bonafede, figlio naturale di S. A.
Guastella; più erosiva e "anarchica" della saporosa gergalità di
Martoglio. Ma mai prosaica o "spinta" fino ai limiti licenziosi
di un Micio Tempio o di altri. Solo giocosa, spensierata e antiaccademica.
Ed è una grande area d'azione per i dinamismi consueti dei pupi.
Sappiamo che i ritmi recitativi nell'opra dei pupi sono estremamente più lenti
e declamatori del teatro di prosa. Questi versi di Frasca sembrano dotati
di un ritmo "naturale" giusto per i movimenti dei pupi, e sembrano
composti con una sapienza inaspettata nelle alternanze fra verso
narrativo e verso dialogico.
Il nostro lavoro in questo allestimento è stato tutto rivolto a spingere l'opera dei pupi verso il teatro e a spingere il teatro, ma anche il cuntu, verso l'opera dei pupi. In questo eravamo favoriti da due risorse almeno: dalle dimensioni a "misura uomo" dei pupi, che nessun'altra compagnia utilizza, e dalla presenza del teatrino mobile, un vero teatro itinerante.
foto a sn dall'alto: i pupi Orlando e Rinaldo. A ds: Gianni Battaglia in un momento della preparazione