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Aristofane è un'onda fluida, generosa, invadente di riso: ma anche di attonita, sommessa pietà. Nelle sue commedie c'è malinconia, tanto più aguzza quanto sfrenato è lo sfogo: c'è un rifiuto del mondo, fragoroso, violento, offensivo. C'è la progressiva, struggente scoperta di una vitale radice, personale ma inalienabile: estremo rifugio e risorsa dell'uomo. Producendo esplosioni insaziabili di comicità, Aristofane spazia sovrano: dallo sberleffo all'ironia, dalla deformazione implacabile all'umorismo, aggressivo ma estroso, inventivo, più spesso infine autoconsolatorio. A difesa di una esistenza dolorosamente ferita, dilaniata dalla ingiuria, che egli sopporta con animo tuttavia sereno, elevando il riso a strumento di salvazione. (Maria Grazia di Bartolo)
I connotati essenziali della commedia "antica" sono la passione
civile e la magia liberatoria della risata; e queste due tendenze all'apparenza
eterogenee sono portate dall'ingegno compositivo di Aristofane a una
convergenza senza scorie né sforzi nella struttura drammatica.
L'attualità imponeva un amaro confronto fra l'immagine ideale
dell'Atene vagheggiata dal poeta, e lo sfacelo in cui si era degradata
la città dei Maratonomachi. La brama di evasione dal soffocamento
della realtà induce a creare un mondo alla rovescia, in cui il
riso contesta le aberrazioni prodotte dalla società umana.
Dal vuoto di valori così ottenuto procede la parte costruttiva della riflessione
aristofanesca. Esiste un radicale antidoto ai mali della storia, che si concentrano
nel protervo caos della città: il recupero della natura come dimensione
della spontaneità e del contatto con le genuine forze della vita. Nella
conflittualità la tragedia rappresenta il momento in cui l'uomo soccombe:
ma esiste anche un momento in cui l'uomo vince, e questo è rappresentato
dalla commedia. ... Ma il suo trionfo è contraddittorio, è intriso
di letizia e disperazione. Per vincere l’ uomo deve rifugiarsi nella utopia:
il percorso della storia è precluso all’eroe della commedia.
Nella soluzione di questa contraddizione risiede la
missione del poeta comico: il suo compito è di ridestare l’incantamento
dionisiaco, la trepidazione di fronte a ciò che perennemente si
rinnova, la felicità originaria
dell'infanzia, simboleggiata dal ringiovanimento che sovente arride al
personaggio nella chiusa del dramma. Esiste una realtà,
sicura e incorrotta, dove all'uomo è consentito di recuperare
il suo diritto alla gioia; e questa è l'immaginazione, quando
si traduce nelle forme della poesia. (Dario Del
Corno)