Vittoria 2005

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Aristofane è un'onda fluida, generosa, invadente di riso: ma anche di attonita, sommessa pietà. Nelle sue commedie c'è malinconia, tanto più aguzza quanto sfrenato è lo sfogo: c'è un rifiuto del mondo, fragoroso, violento, offensivo. C'è la progressiva, struggente scoperta di una vitale radice, personale ma inalienabile: estremo rifugio e risorsa dell'uomo. Producendo esplosioni insaziabili di comicità, Aristofane spazia sovrano: dallo sberleffo all'ironia, dalla deformazione implacabile all'umorismo, aggressivo ma estroso, inventivo, più spesso infine autoconsolatorio. A difesa di una esistenza dolorosamente ferita, dilaniata dalla ingiuria, che egli sopporta con animo tuttavia sereno, elevando il riso a strumento di salvazione. (Maria Grazia di Bartolo)

   I connotati essenziali della commedia "antica" sono la passione civile e la magia liberatoria della risata; e queste due tendenze all'apparenza eterogenee sono portate dall'ingegno compositivo di Aristofane a una convergenza senza scorie né sforzi nella struttura drammatica. L'attualità imponeva un amaro confronto fra l'immagine ideale dell'Atene vagheggiata dal poeta, e lo sfacelo in cui si era degradata la città dei Maratonomachi. La brama di evasione dal soffocamento della realtà induce a creare un mondo alla rovescia, in cui il riso contesta le aberrazioni prodotte dalla società umana.
   Dal vuoto di valori così ottenuto procede la parte costruttiva della riflessione aristofanesca. Esiste un radicale antidoto ai mali della storia, che si concentrano nel protervo caos della città: il recupero della natura come dimensione della spontaneità e del contatto con le genuine forze della vita. Nella conflittualità la tragedia rappresenta il momento in cui l'uomo soccombe: ma esiste anche un momento in cui l'uomo vince, e questo è rappresentato dalla commedia. ... Ma il suo trionfo è contraddittorio, è intriso di letizia e disperazione. Per vincere l’ uomo deve rifugiarsi nella utopia: il percorso della storia è precluso all’eroe della commedia.
   Nella soluzione di questa contraddizione risiede la missione del poeta comico: il suo compito è di ridestare l’incantamento dionisiaco, la trepidazione di fronte a ciò che perennemente si rinnova, la felicità originaria dell'infanzia, simboleggiata dal ringiovanimento che sovente arride al personaggio nella chiusa del dramma. Esiste una realtà, sicura e incorrotta, dove all'uomo è consentito di recuperare il suo diritto alla gioia; e questa è l'immaginazione, quando si traduce nelle forme della poesia. (Dario Del Corno)

Grafica: Kreativamente - Sviluppo: Licio Ferrari