Vittoria 2005

note di regia di Gianni Battaglia - pag1

gli uccelli, coralitąIl teatro di Aristofane fu una "macchina di spettacolo", di puro intrattenimento, persino, prima di delinearsi come compendio di satira, civile, politica, e fabula e invenzione fantasticante. Fu concepito per una società (ateniese, del V sec.) bisognosa di evasione. Sicché verrebbe da dire, con il cineasta Neri Parenti, "Brutti tempi quando la gente ha bisogno di ridere". E invero gli anni attorno al 414 a.C. non furono felici per Atene. Come non lo sono questi anni, per la Nazione Italia.
L'analogia fra la storia greca del tardo V secolo e la contemporaneità è il motivo di fondo che mi ha indotto a spingere l'allestimento de Gli Uccelli verso un avvolgente gioco scenico, spensierato, leggero e leggiadro, pur con la compostezza del gesto rituale, ma con il guizzo improvviso (atteso però perché preparato) della boutade, della battuta canzonatoria o lepida, del gesto sconcio, irriguardoso, questo sì irrituale. Ed è diventato spettacolo comico questo allestimento, nel contesto di una azione scenica che i giovani bravi interpreti del Laboratorio Dionysos rendono ludica, corrosiva, irridente.
L'allestimento resta ancorato alla scrittura di Aristofane, all'interno della quale si concede delle divagazioni "atemporali" e qualche contaminazione contemporanea. "Il miglior modo di celebrare un classico è quello di tradirlo" (proclamava C. Bene). L'epoca di Aristofane come "tempo presente" di questa rappresentazione è rispettata pienamente, ma è segnata da talune "fughe in avanti" nel tempo, da progressioni e sconfinamenti in temi della contemporaneità. Ma non per artifici immotivati di drammaturgia, piuttosto come flash-forward, come anticipazione, pre-visione, pre-annuncio, di riferimenti futuri.
Questo lavoro su Aristofane lascia inalterate le peculiarità interne, anche formali, del testo: la centralità della Parabasi (delle Parabasi),

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Grafica: Kreativamente - Sviluppo: Licio Ferrari