Vittoria 2005

Note di regia di Gianni Battaglia

Gianni Battaglia Credo che in Ciavieddu si possano cogliere almeno due segmenti di drammaturgia, sugli altri: uno direi esterno, e direi sicuramente didascalico, che incornicia i fatti (ri)collocando Comiso sullo sfondo storico di questa rappresentazione e (ri)suscitando punti oscuri e interrogativi, ancora vivi nei comisani, sulle cause di quella tragedia; e uno interno, nel quale il dramma distruttivo di due assassinii, con Ciavieddu artefice e vittima, è evocato e vissuto in scena nella sua travolgente e sconvolgente pienezza.
" Fiume ci consegna il suo eroe, insanguinato ed esanime, in una rappresentazione in cui una idea di speranza neppure affiora... Ciavieddu è l'ultimo dei nostri fratelli al quale non abbiamo saputo tendere una mano." (Melo Freni).
Ciavieddu mi appare la tragedia delle impossibilità: impossibilità dell'amore, del redimersi e del riscatto, ma anche tragedia della diversità, dell'eterno ritorno dei fatti tragici. Del loro permanente riprodursi, perché il germe di quella violenza che scatenò la furia di Ciavieddu è nell'uomo, sembra ribadire Fiume, e riaffiora sempre, come per una sorta di nemesi, di ciclicità comportamentale...
Questo allestimento è costruito attorno al testo di Giuseppe Digiacomo, dell'86. Testo che tende a uno scarnificato e vigoroso teatro di parola, narrativo o drammatico che sia. La parola... per essa la messa in scena si libera, si affranca, da turgori scenografici, oggettistici, decorativi, si deteatralizza; per fluire più nitidamente verso il cuore della platea e verso forme di purificazione, di se stessa e di talune sue, talora sordide, profondità.

Grafica: Kreativamente - Sviluppo: Licio Ferrari