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copione - pag1
La riscrittura, di Gianni Battaglia, si basa sul testo di Giuseppe Digiacomo
del 1986. L'adattamento è dello stesso Gianni Battaglia.
Si riporta soltanto il prologo del copione. L'intero testo può essere
richiesto al Teatro d'Arte.
CIAVIEDDU la famosa tragedia di Comiso
di Salvatore Fiume
adattamento di Gianni Battaglia
da Salvatore Fiume
e Giuseppe Digiacomo
PROLOGO
POPOLANE, CENCIOSO, AIZZAPOPOLO, VEGLIARDO, CIAVIEDDU;
[Presenza delle POPOLANE. Entra il CENCIOSO e suona e canta SUGNU ABBIATU PPI LIGNU RI VARU]
VEGLIARDO
Questa è Comiso, me la ricordo, la più caritatevole delle
cittadine del Ragusano, situata nella valle dell'Ippari, che Pindaro
descrisse nell'Ode delle Olimpiche e Tucidide cantò quand'essa
aveva il nome di Kasmene. Qui commerciarono i fenici, i greci, gli arabi
e molti altri. Questo era il punto di passaggio di molti mercanti, quasi
un luogo di smistamento di merci e traffici vari. Ma era anche una apprezzata
dimora, per il suo clima temperato, la terra fertile, le sorgenti d'acqua
purissima.
Qui la luce è vasta [gesto largo, descrittivo] perché non
vi è più collina fino al mare. E vedo ancora, anche se
i miei occhi oramai sono stanchi, che è una luce calda, riflessa
verso l'alto dalla sabbia che si estende fino alle spiagge di Camarina.
Questo è paese di gente pacifica, che non si affretta neppure
nel parlare. È molto riflessiva: si direbbe che pensi più di
quanto non dica. Ma ama anche ascoltare le cose del sapere. A Comiso
si possono raccontare vicende e storie prolungandole all'infinito, ma
non fandonie, perché i comisani sono pronti a trasformare chi
li inganna in uno strumento di gioco... anche crudele!