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Il Dramma Sacro vittoriese, quel momento celebrativo serale, coagula da sempre sacralità e folclore, dimensione meditativa e spettacolarizzazione, motivi culturali e ragioni turistiche, tradizione e contemporaneità... dunque appare difficilmente sintetizzabile in un profilo critico monotematico e unitario, se non da prospettive differenziate di analisi, tutte legittime ma tutte in egual misura parziali. Gli si può riconoscere soltanto il profilo di solenne e monumentale azione sacra, in una dimensione artistica intermedia fra teatro e liturgia.
"Si tratta di una manifestazione tra le più significative
del ciclo pasquale in Sicilia, che fa di Vittoria una seconda Oberammergau
(in Germania), per la corale partecipazione di popolo e la imponenza
del singolare spettacolo" (Gian Giacomo Marino).
Nella sua evoluzione lungo gli anni è possibile reperire tracce
della condizione e della storia delle comunità locali, e di segmenti
di vita del popolo siciliano, nell'Ottocento e nel secolo scorso. Vi
si ritrovano anche locuzioni e modi di dire entrati nel linguaggio comune
della comunità di Vittoria, come "Taci Misandro" o come "Che,
vi fermate!" o come "Il mio parlare ascolta".
Il Dramma Sacro è conosciuto in ambienti italiani e da studiosi,
molti dei quali hanno parlato di esso in epoche e tempi diversi.
In questo ultimo periodo, anche per i livelli degli interpreti, la rappresentazione
ha acquisito l'identità di vero e proprio evento nel panorama
del teatro sacro meridionale; evento che proietta sempre più nel
tempo il suo carisma di antica reliquia culturale siciliana.
dall'alto: la scenografia imponente della sacra rappresentazione; il Dramma Sacro in una scena d'insieme.