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Elemento di centralità figurativa tanto della processione quanto
della rappresentazione è un'antica e preziosa statua
del Cristo morto, in cartapesta del '700, che, all'interno di un'urna-cataletto,
in corteo animato, ricco di simbologie rituali, viene condotta al "Calvario" e
inchiodata alla croce presso un tempietto neoclassico, ivi esistente.
In quella piazza la statua è lasciata alla visita devozionale
dei fedeli e dei turisti; la sera, nel corso della rappresentazione scenica, è deposta
dalla croce durante la rappresentazione, ricollocata nell'urna e riportata
al sito originario. ...Non c’è interruzione ma continuità fra
il momento processionale mattutino di andata, il pellegrinaggio pomeridiano
dei fedeli presso il Golgota, il significativo intercalare della rappresentazione
serale in P.zza Calvario, e la processione conclusiva di ritorno. E Vittoria è forse
uno dei pochi centri italiani in cui avviene una saldatura perfetta fra
due generi di teatro sacro, che la tradizione vuole nel tempo nettamente
differenziati: la rappresentazione su luogo fisso e la rappresentazione
itinerante o processionale.
Fino alla metà dell'Ottocento si ha notizia di un testo proposto
in forma di dialoghi, riuniti in unica scrittura scenica sotto il titolo
di "La scesa dalla croce", probabilmente
in versi dialettali, di cui non sembra rimanga traccia. Alla metà dell'Ottocento
i "Dialoghi" vengono
sostituiti dall'attuale "Dramma Sacro" scritto dal vittoriese
Alfonso Ricca, testo che si rappresenta in continuità dal
1859, con l'interruzione, nel Novecento, del periodo intorno alle due
guerre e del 1957 quando non si ebbe Sacra Rappresentazione.
Il testo che attualmente si recita è l'originale del marchese
Alfonso Ricca, senza le emendazioni di Iacono, ma con un prologo, un
epilogo e degli incisi ricavati dai Vangeli e da autori contemporanei.
La rappresentazione viene diffusa in tutto il mondo in diretta televisiva
satellitare.
scena della deposizione
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