Vittoria 2005

note di regia di Gianni Battaglia - pag1

Gianni Battaglia Il teatro è forse il più grande luogo di peccato e di santificazione dell'uomo, diceva qualcuno. Dunque sarebbe il luogo, in sintesi, della vita... ideale! La vita che Ionesco scarnifica ne Il re muore, unica, intera, ricapitolativa. Della quale questo allestimento coglie grumi significanti: il divenire, il nichilismo, il caos, la ricerca permanente di qualcosa, la morte...
Il divenire eterno delle cose, nel Re muore (nel mio Re muore), è nell'alternarsi del giorno e della notte, nell'ingozzarsi continuo della Guardia, nella sensualità della servetta Juliette. Sullo sfondo del tempo che passa e dello spazio il re Bérenger, prossimo alla morte, indugia ancora, illusoriamente inconsapevole, nella evocazione di immagini poetiche, di sogni, di speranze.
Il nichilismo e il caos dell'esistente vanno a compiersi nella recitazione caotica che traduce molti segmenti del testo. Ma nell'alternarsi del giorno e della notte si racchiude anche l'idea della ricerca permanente, di Dio se si vuole o della sua assenza. E c'è anche il fluire del suono e del canto e della melodia, come simbolo e percezione sensoriale della armonia eterna delle cose e del creato.

Alla fine del suo regno, il protagonista, il re Bérenger I, è sovrano di soli sei sudditi (i soli rimasti nel regno) che vieppiù, da Antonello Magro, la guardiaqualche mese, sfuggono al suo dominio... che vieppiù sono anche i soli personaggi della rappresentazione. Ionesco sancisce così, nel Re muore, il perfetto combaciare della vita reale con la vita nel teatro.
Nel mio allestimento pongo un interrogativo: se nel teatro vive una vita ideale, quale differenza esiste con la vita reale? Probabilmente nessuna; sono la stessa cosa. La differenza è nel linguaggio, sembra dire Ionesco. Nella realtà il linguaggio è comune, riconosciuto da tutti, convenzionale....

sopra: Antonello Magro La guardia;
in alto a destra: Gianni Battaglia

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Grafica: Kreativamente - Sviluppo: Licio Ferrari