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note di regia di Gianni Battaglia
Man mano che avanza la preparazione, e vedo i personaggi crescere negli
attori, vado sempre più convincendomi del fatto che "Verso Nicomedia",
nella sua essenzialità di tratteggio, sia diventata una evocazione
un po' trasognata di certe suggestioni visive e ludiche della mia infanzia,
della mia adolescenza.
Certi giochi con le figurine degli eroi dell'Iliade, o anche di storie
fantastiche che costruivo in me con le figure immaginate, di Cesare, di Cleopatra,
perfino di Nerone, che divertivano i miei pomeriggi di giochi o di fantasie,
me li ritrovo adesso, in questo allestimento dove i personaggi mi risultano
scolpiti, nitidi, semplici o semplificati nella fisionomia di scena e nella
psicologia, quasi elementari...
Nonostante queste "fonti" e queste suggestioni, che potrebbero
far pensare a un allestimento di tipo "cavalleresco", il testo
invece, e dunque anche la interpretazione, tende verso un problematicismo
dubbioso, tormentato, di tipo assolutamente non convenzionale... Il mio
lavoro ha risposto a un bisogno di riformulare il tema del sacro, leggibile
in Giorgio di Cappadocia, da una prospettiva meno apologetica, meno agiografica,
lontana da forme di esaltazione celebrativa e popolare che nei secoli
scorsi caratterizzavano la partecipazione della gente allo spettacolo
religioso; lo sento (il mio lavoro) più vicino alle inquietudini
e alla ipercriticità dell'uomo contemporaneo. Lo strumento drammaturgico
di questo diverso approccio al tema lo avevo già individuato nella
figura di una "popolana", affidata a Manuela Kustermann.
Miei riferimenti scenici per l'ambientazione dell'opera sono le forme
canoniche delle sacre rappresentazioni classiche, ma anche certi quadri
tipici degli auto sacramental spagnoli, sui toni alla Rafael Alberti,
ma più solari, meno cupi, meno surreali. ...
La tessitura morfologica della rappresentazione si appropria di più cospicui
elementi estetici (coro, canto lirico, dilatazione scenografica...) per
imprimere al fatto teatrale quel maggiore impulso di solennità avvolgente
e di "spettacolarità" che tramutano la rappresentazione
sacra da fatto teatrale a "evento" di un territorio. (Gianni
Battaglia da note di regia del maggio '91)